giovedì 5 giugno 2014

Dieci regole per mettere al mondo un “piccolo genio”

Sappiamo che non si possono prenotare i figli che vogliamo, ma c’è qualcosa che si può fare durante la gravidanza e nei primi anni di vita  per favorire lo sviluppo intellettivo dei bambini?

Secondo la rivista americana Forbes ci sono alcune regole da seguire per aumentare le probabilità di avere un figlio che sarà un “piccolo genio”.

Vediamole insieme:
  1. Non programmare la data del parto ma attendere il momento deciso dalla “natura”. Alcuni studi della Durham University dimostrano che più dura la gravidanza, più il cervello aumenta le sue dimensioni. Prima delle 39 settimane il cervello rischia di non essere abbastanza sviluppato. La nascita al termine di questo tempo porterebbe ad avere maggiori capacità cognitive e un maggiore potenziale di apprendimento.
  2. Assumere ferro durante la gravidanza. Secondo il Centro Medico dell’Università di Rochester una carenza di ferro rischia di bloccare lo sviluppo cerebrale, dando luogo ad un rallentamento della crescita e alla maggiore probabilità di sviluppare problemi nell’apprendimento del linguaggio e in altre aree cognitive.
  3. Allattare fino a quando c’è il latte. Pare che l’allattamento al seno dai 12 ai 24 mesi circa abbia un effetto positivo sullo sviluppo cerebrale. Fonte: Centro Medico dell’Università di Rochester.
  4. Consumare alimenti con acidi grassi essenziali. Il consiglio è valido sia durante la gravidanza che dopo la nascita del bambino. Pare che l’assunzione di omega 3 e omega 6, oltre che aiutare le capacità cerebrali, favorisca lo sviluppo di una maggiore potenza visiva.
  5. Favorire il riposo notturno riducendo i sonnellini durante il giorno. Pare infatti che sia il sonno notturno quello che sviluppa la capacità di concentrazione, il senso di autodisciplina e la memoria. Per fare questo è opportuno educare il bambino e accompagnarlo al sonno notturno attraverso tre semplici regole di buon senso che costituiscono un ottimo rituale : un bagnetto caldo, un bel massaggio e poi il racconto di una favola o una ninna nanna.
  6. Sarebbe auspicabile che il bambino crescesse con un animale domestico in casa. La convivenza con un cane o un gatto aiuterebbe infatti lo sviluppo dell’intelligenza sociale e dell’empatia. Gli animali infatti aiutano i bambini nell’acquisire l’intelligenza emotiva e nel rispetto delle regole. Aiutano anche nello sviluppo del senso di responsabilità.
  7. Per i primi tre anni di vita è opportuno tenere lontano i bambini dagli schermi di tv, tablet, dvd, videogiochi, etc… Anche se siamo nell’era dei nativi digitali, bambini che sviluppano ben presto competenze informatiche e tecnologiche, nei primi anni di vita l’esposizione deve essere misurata e mediata dalla presenza degli adulti. È invece opportuno stimolare i bambini favorendo i contatti con i loro coetanei, farli giocare quando possibile all’aria aperta, in contesti salubri in cui sperimentare anche il senso dello spazio.
  8. I genitori devono giocare con i loro figli, in modo che i bambini possano imparare l’importanza del confronto e anche della sfida.
  9. Non esporre i bambini al piombo, nocivo per lo sviluppo cerebrale. Pare che i bambini con elevati livelli di piombo nel sangue abbiano maggiori difficoltà in matematica, lettura, ragionamento e memoria a breve termine. I genitori devono quindi stare attenti a vernici e giocattoli che potrebbero contenere questo metallo.
  10. Non stare nel traffico durante la gravidanza. Da uno studio del Columbia Center per la salute ambientale dei bambini emerge che le donne che in gravidanza trascorrono diverso tempo in situazioni con molto smog, mettono al mondo bambini che hanno una maggiore probabilità di avere dei problemi dell’attenzione. I veleni legati all’inquinamento dalla placenta passerebbero direttamente al DNA del nascituro aumentando anche la probabilità di comparsa di disturbi del comportamento.
A mio avviso, al di là dell’intenzione dei genitori di mettere al mondo un piccolo genio, si tratta di consigli condivisibili perché molto legati all’idea della promozione della salute fisica, ma anche alla promozione di un futuro benessere che è imprescindibilmente legato allo sviluppo dell’intelligenza emotiva.
Non si tratta dunque soltanto di mettere al mondo futuri scienziati, ma persone attente a se stesse e consapevoli dell’importanza degli altri, che siano animali, bambini o adulti.
A onor del vero dobbiamo anche dire che è difficile che la madre di Albert Einstein si nutrisse costantemente di omega 3 e, sappiamo per certo, che il piccolo Albert non era bravo in matematica, eppure è diventato il genio che tutti conosciamo!
Così come tanti bambini che, non certo per scelta delle madri, nascono prematuri  e avranno comunque  uno sviluppo cognitivo nella norma.
Insomma, come sempre, le ricerche sono importanti perché danno degli spunti di riflessione e delle linee d’orientamento, ma non rappresentano, per nostra fortuna, un mondo in cui tutto è linearmente prevedibile.
Le variabili in gioco sono tante e non possono prescindere dalle capacità di resilienza di chi nasce e si trova a vivere in contesti di vita non sempre rosei.
Voi cosa ne pensate?
Maria Grazia Rubanu

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